Diego Falchi

Diego Falchi


Nel ricordo di Amilcare Loverci

Nell’immane incendio che colpì Tempio Pausania nel 1983, meglio conosciuto come “l’incendio di Curraggia del 1983”, trovò la morte, fra gli altri, il maresciallo forestale Diego Falchi.

A lui è dedicato questo ricordo personale perché, dopo 23 anni, posso ben dire che non si è mai affievolito il profondo turbamento per quell’episodio che aveva mietuto tante vittime, tutte conosciute dallo scrivente, ma, particolarmente per il collega e amico Diego Falchi. Diego Falchi arrivò a Tempio a metà degli anni ‘60. Appena uscito dalla scuola del Corpo Forestale dello Stato, distaccato presso la Regione Autonoma della Sardegna in posizione di comando, venne assegnato all’Ispettorato Distrettuale delle Foreste di Tempio Pausania diretto dal Dott. Siro Vannelli.

Essendo in possesso del diploma di geometra, il dott. Vannelli lo destinò all’ufficio amministrazione affidato al sottoscritto, unico componente dello stesso, che da sempre lamentava la mancanza di idonei collaboratori: si tirava avanti con l’aiuto tanto sporadico quanto inadeguato di due sottufficiali e di una guardia-autista.

Allora gravavano su tale ufficio i cantieri del Limbara, di Vignola, di Caprera, Monti di Pinu; i vivai di Fundu di Monti e di Nuchis, parecchi cantieri-scuola del Ministero del Lavoro, due dei quali a La Maddalena, e, per la parte amministrativa, i comandi stazione forestale di Berchidda, Calangianus, Luogosanto, Monti, Tempio, oltre allo stesso ispettorato.

L’arrivo di Diego Falchi rappresentò subito una manna: nuorese, carattere aperto e leale, tanta voglia di imparare, si adattò immediatamente al clima dell’ispettorato di Tempio che, guidato dall’infaticabile Dott. Vannelli, non conosceva limiti di orario; in esso prevalevano sempre i doveri sui diritti, la piena disponibilità anche nei giorni festivi. Diego entrò a far parte dei quattro gatti che mandavano avanti una grande baracca: la giurisdizione comprendeva l’intera Gallura e qualcosa dell’Anglona.

Ai normali servizi d’istituto, si aggiungevano istruttorie e collaudi per opere di miglioramento fondiario nei comuni montani (pressoché tutti), acquedotti rurali, legge 13 sulla sughera, etc. etc. In quell’ispettorato costituito da una vera e propria famiglia, allargata al personale delle stazioni dipendenti e a quello dei cantieri, l’ultimo arrivato si inserì agevolmente tantoche, dopo pochi mesi, veniva considerato già della “vecchia guardia”, cioè di quel gruppo che formava una sorta di “soci fondatori” della nuova istituzione distretto forestale della Gallura.

E così veniva apprezzato dal Capo, come da tutti noi, e poté compiacersi anche delle benevole espressioni manifestate, in occasione di una visita periodica, dal comandante di Sassari (da noi definito “gran capo” per distinguerlo da quello, più vicino, il dott. Vannelli). L’acuta intelligenza, la grande capacità di apprendimento, la dedizione al lavoro subito contagiatagli da quella vera e propria macchina umana del Capo e dai colleghi, consentirono a Diego Falchi di diventare un alter ego del titolare dell’ufficio amministrazione in tutte le materie da questo gestite: rapporti di lavoro, paghe e contributi, contabilità generale dello Stato, gare per acquisti inerenti ai cantieri e per il funzionamento degli uffici centrali e periferici.

Quando il sottoscritto venne trasferito all’ispettorato di Cagliari, Diego Falchi divenne il miglior successore possibile non facendo certo rimpiangere la mia mancanza.

Alla fine di luglio del 1983 fruivo di parte delle ferie ordinarie e mi trovavo in Toscana: appresi le vicende di Curraggia dalla TV e dalla stampa.

Non potevo rientrare immediatamente perché avevo imbarcato anche la macchina. Mai ritorno fu più triste di quello ed i mesi di luglio che si succederanno per tutti gli anni avvenire saranno mesi di lutto perché, come scrisse un grande giornalista venerdì 29 luglio 1983, ne “L‘Unione Sarda“ «come per un implacabile destino biblico, dopo i boschi ed i paesi, bruciano gli uomini in questa nostra povera Sardegna martoriata da que- st’estate maledetta».